Metodo Feuerstein
Secondo Feuerstein l’intelligenza è la professione dell’organismo a modificarsi nella sua struttura cognitive, in risposta al bisogno di adattarsi a nuovi stimoli, di ordine interno o esterno che siano. La parte applicativa del metodo è il PAS (Programma di Arricchimento Strumentale), con cui si rende consapevole il bambino, attraverso la mediazione, di come pensa, di come può imparare e/o risolvere problemi di vario genere, non solo matematici o scolastici.
Ad esempio gli esercizi del PAS mirano a:
- Sviluppare il pensiero riflessivo;
- Interrogarsi sulle soluzioni date ai problemi e pianificarne la replicabilità;
- Interrogarsi sulle soluzioni sbagliate e pianificarne la modificabilità;
- Imparare ad imparare sviluppando la metacognitività.
La metodologia Feuerstein è orientata a modificare il profilo cognitivo di una persona con difficoltà di apprendimento, con forme di disabilità intellettiva, potenziando i livelli di astrazione del pensiero, di costruzione concettuale, di selezione dei dati e comparazione riflessiva delle soluzioni possibili. Ciò al fine di incrementare strategie di shifting, di ragionamento induttivo e deduttivo, di pensiero ipotetico e inferenziale, di anatomia di pensiero critico.
Modello Benso Del Continuum Implicito
Tale modello neurofisiologico fa riferimento a tre elementi fra loro non direttamente indipendenti, ma interconnessi:
- Sistemi centrali (sistema attentivo supervisore, SAS, che fornisce le energie attentive allo svolgimento di un compito, ha la funzione di supervisionare gli automatismi e intervenire quando necessario);
- Sistemi specifici modulari, tra cui i moduli di terzo tipo (ad esempio lettura, pianificazione e argomentazione del testo scritto, apprendimento motorio complesso). Lettura e scrittura sono moduli complessi in quanto implicano fortemente l’intervento del processore centrale: per leggere e comprendere devo volontariamente rimanere sul compito per un tempo prolungato;
- Emozioni: lo stato emotivo è strettamente correlato alla cognitività. Un’emozione positiva, accompagnata da una buona motivazione consente ad avvio (allerta fasico), controlo esecutivo (inibizione), shifting (flessibilità) e updating (controllo dell’interferenza e riaggiornamento in memoria di lavoro);
- Pianificazione e problem solving.
Punti Fondamentali Sui Trattamenti Attentivi
- Dall’allerta fasico all’allerta tonico (passaggio dal “pronti via” all’attenzione sostenuta). Allenare il pronti via attraverso l’allungamento graduale dei tempi che intercorrono tra il pronti e il via è una componente necessaria che si riverbererà positivamente sull’attenzione sostenuta migliorandone il livello;
- Memoria di lavoro uditiva: il bambino con difficoltà di apprendimento presenta carenze nel sopprimere le informazioni verbali irrilevanti mantenendo solo quelle utili all’attività che sta svolgendo in quel momento. Può pertanto essere aiutato attraverso esercizi che richiedono doppi compiti verbali le cui informazioni dovranno essere trattenute nella mente contemporaneamente ad altre, che dovranno invece essere inibite (ad es. esercizio di listening, in cui il bambino deve ascoltare una serie di frasi, dire se sono vere o false e ricordare l’ultima parola di ciascuna ripetendola poi all’operatore);
- Memoria di lavoro visiva: il bambino verrà allenato a crearsi immagini mentali e in questo modo saranno potenziate la pianificazione, l’organizzazione, il problem solving, la memoria visuo-spaziale, l’attenzione selettiva, l’attenzione sostenuta;
- Trattamento tipo Pasat: il bambino lavora sui fatti matematici automatizzati per allenare sia vari tipi di attenzione(selettiva, spaziale, sostenuta) sia le funzioni di controllo (flessibilità, gestione dell’interferenza, gestione della frustrazione sul compito, riaggiornamento in memoria di lavoro) sia la flessibilità del fuoco attentivo, allenando come effetto secondario il calcolo.
I trattamenti effettuati sulla base del modello Benso sono particolarmente indicati per fronteggiare i seguenti disturbi del neurosviluppo:
I disturbi dello spettro autistico sono disturbi del neurosviluppo causati da fattori eziologici non ancora tutti conosciuti e/o compresi, di natura multifattoriale.
Spesso non c’è niente di visibilmente diverso in un soggetto con Disturbi dello spettro autistico, che però comunica, interagisce, si comporta e impara in modi diversi dalla maggior parte delle altre persone, le capacità di apprendere, pensare e risolvere problemi di un soggetto con autismo possono variare da notevoli a gravemente compromesse.
I Disturbi dello spettro autistico si manifestano prima dei tre anni con tempestivi e adeguati trattamenti riabilitativi durano per tutta la vita, anche se i sintomi nel tempo possono migliorare. Alcuni bambini mostrano segni indiziari già nei primi mesi di vita. In altri i sintomi possono non comparire fino a 24 mesi o oltre. Alcuni bambini con Disturbo dello spettro autistico sembrano svilupparsi normalmente fino a 18-24 mesi di età, per poi cessare di acquisire nuove competenze e non consolidare quelle emergenti. È stato verificato che da un terzo a metà dei genitori di bambini con Disturbo dello spettro autistico si sono accorti di atipie entro 24 mesi di vita.
Possibili Campanelli Di Allarme
Un soggetto con Disturbi dello Spettro Autistico potrebbe manifestare le seguenti atipie:
- non rispondere al proprio nome a 12 mesi;
- non indicare gli oggetti per manifestare interesse (per esempio, indicare un areoplano in volo) a 14 mesi;
- non fare giochi di finzione ("dare la pappa" alla bambola) a 18 mesi;
- evitare il contatto oculare e isolarsi;
- avere problemi a capire i sentimenti degli altri o a parlare dei propri;
- avere ritardi nello sviluppo della parola e del linguaggio;
- ripetere parole o frasi all’infinito (ecolalia);
- dare risposte incongrue;
- arrabbiarsi per cambiamenti minori;
- avere interessi ossessivi;
- agitare le mani, cullarsi o girare in circolo;
- presentare ipersensibilità a suoni, odori, gusti, aspetti o sensazioni.
Tecniche ABA (Applied Behavior Analysis)
ABA è l’acronimo di “Analisi applicata del comportamento”. Si pone come metodo operativo per la pianificazione, la valutazione e la messa a punto di programmi di intervento, basato sull’osservazione del comportamento, che costituisce la premessa per la modificabilità di atteggiamenti inadeguati per l’apprendimento di nuove abilità.
Il principio cardine è dato dal rinforzo: l’intensità e la frequenza di uno specifico comportamento sono suscettibili di essere influenzate da ciò che avviene in precedenza o successivamente al comportamento stesso. Il rinforzo e le tecniche di shaping, chaining e fading possono essere aumentati o diminuiti per sviluppare nuovi apprendimenti. Nello specifico l’attivazione di metodologie applicate al comportamento in riferimento a bambini con Disturbo dello Spettro Autistico si fonda su Dr. Ivar Lovaas alla fine degli anni ’60. Tali strategie comportamentali sono indicate per persone in età evolutiva.
Molteplici fattori influenzano il bilancio di sviluppo del bambino:
- precocità dell’intervento educativo;
- profilo linguistico e cognitivo;
- intensità dell’intervento sia nel rapporto uno a uno sia nella quantità di ore;
- coinvolgimento della famiglia e della scuola;
- curriculum individualizzato e indirizzato all'empowerment di tutte le aree di sviluppo. Gli obiettivi devono essere finalizzati all’inserimento dell’individuo in un contesto sociale appropriato (casa, scuola o lavoro). Le aree di intervento oggetto di trattamento riabilitativo sono imitazione, comunicazione spontanea, abilità sociali, abilità visuo-spaziali e autonomie personali;
- gestione di comportamenti non appropriati, fondata in un’analisi preventiva dei comportamenti problema per sondarne cause e conseguenze e strutturare un programma di intervento proattivo (abilità sostitutivo idoneo) e reattivo( fronteggiamento del problema quando si presenta).
- insegnamento strutturato: gli obiettivi a lungo termine vengono sottoposti a un’operazione di task analysis (analisi del compito) e parcellizzati in unità minime facilmente governabili dal bambino e da chi gli ruota intorno, nell’ambito di forme di insegnamento quali il Discrete Trial Training, il Discrimination Training, l’apprendimento senza errori (errorless learning), il Precision Teaching e i programmi di Direct Instruction.
- programmi di insegnamento di Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Quando il bambino non dispone di un repertorio linguistico neppure per imitazione, si utilizza tale programma basato su immagini o segni per consentirgli comunque un aggancio comunicativo;
- generalizzazione programmata, con programmi specifici calibrati su ogni obiettivo predeterminato;
L’obiettivo diventa quello di potenziare i repertori comportamentali significativi a livello sociale, riducendo l’intensità di quelli problematici mediante la strutturazione di un programma che include tutte le componenti sopra menzionate.
Early Start Denver Model (ESDM)
Si tratta di un intervento intensivo precoce che assorbe le strategie naturalistiche dell’analisi comportamentale. L’ESDM è stato sviluppato per bambini con disturbi dello spettro autistico a partire dall’età di 1-3 anni, che possono continuare il trattamento fino a 4-5 anni.
I bambini autistici sono meno orientati a rispondere agli stimoli sociali, quali i gesti, la voce, i volti delle altre persone rispetto a quanto avviene nello sviluppo tipico (Dawson 2008), con possibile correlata compromissione del loro potenziale apprenditivo. La finalità di tale modello consiste nel tentativo di avvicinare i bambini con autismo alla rete sociale di riferimento (Rogers e Dawson, 2010) e nel contempo di ridurre i gap relativi alle diverse aree di sviluppo attraverso un programma personalizzato di intervento. Il focus dell’ESDM deriva dal modello evolutivo dell’autismo proposto da Rogers e Pennington, 1991, i quali ipotizzano come deficit alla base dell’inabilità imitativa nell’autismo un disturbo prassico (incapacità di pianificare le sequenze di movimento) che costituirebbe elemento ostativo rispetto a una tempestiva configurazione della sincronia e della coordinazione, con fatiche crescenti nell’ambito dell’intersoggettività.
Da tale modello scaturiscono le linee guida del trattamento:
- inserimento del bambino per il maggior tempo possibile in un circuito di rapporti sociali dinamici per favorire il passaggio di esperienze e conoscenze;
- insegnamento intensivo per ridurre i deficit apprenditivi nel frattempo accumulati. Questo tramite l’insegnamento dell’imitazione, della reciprocità, delle potenzialità della comunicazione, della comprensione degli scambi sociali.
Caratteristiche dell’ESDM sono la flessibilità del setting, l’integrazione, coordinata di vari specialisti in sinergia e un’attenta valutazione dello sviluppo (valutazione annuale standardizzata e valutazione trimestrale del curriculo per determinare i miglioramenti sulla base degli obiettivi stabiliti).
Prima dell’inizio del trattamento ogni bambino viene valutato attraverso la scheda di valutazione del programma educativo. In seguito lo specialista definisce obiettivi di apprendimento per ognuno degli ambiti di sviluppo espressi nella scheda di valutazione.
Quando un obiettivo viene sviluppato, l’abilità da insegnare viene scomposta in una sequenza di passaggi attraverso un processo di analisi del compito (task analysis) in un’ottica evolutiva.
La task analysis è utile come obiettivo di insegnamento intermedio che porta alla piena padronanza dell’obiettivo e orientano l’insegnamento durante ogni sessione di lavoro.
Il piano di intervento del bambino può essere proseguito dai genitori a casa sotto la supervisione costante del terapista che inizialmente lavora con il genitore e con il bambino.
L’ESDM presuppone oltre all’intervento diretto una condivisione di obiettivi in tutti i contesti di vita del bambino.